La lunga durata e la facilità di conservazione, l’accessibilità, i valori nutrizionali al pari del pesce fresco e la facilità nella ricettazione lo rendono l’alimento immancabile nel carrello della spesa, premiato anche in tempi di pandemia dai consumatori che lo considerano un alimento gratificante nei momenti difficili (Fonte: Ricerca Doxa). Ha, inoltre, il vantaggio di essere pronto all’uso, non richiedendo la cottura e il relativo utilizzo di gas o energia elettrica per la conservazione e la preparazione. Quello del tonno in scatola è tra i comparti più virtuosi e strategici dell’industria alimentare italiana, tanto da fare del nostro Paese il mercato di riferimento mondiale per la qualità delle conserve ittiche.
NEL 2021 +4,35% DI PRODUZIONE: UN COMPARTO STRATEGICO DELL’ALIMENTARE ITALIANO
La produzione nazionale di tonno in scatola nel 2021 si è attestata su 83.861 tonnellate (+4,35% sul 2020), superando addirittura l’eccezionalità di un anno come quello del 2020, che lo ha visto piazzarsi tra gli alimenti preferiti dagli italiani in lockdown. Lo mangiano tutti (99%), nel complesso oltre 1 italiano su 3 (36%) circa 2-3 volte a settimana (Fonte: Doxa 2021), con un consumo pro capite di 2.67 kg annui, per un totale di 158.589 tonnellate di tonno in scatola consumate dagli italiani nel 2021 (Dati Ancit su basi Istat). Dati che confermano l’Italia come uno dei più importanti mercati al mondo per il consumo di questo alimento e come secondo produttore europeo, dopo la Spagna. Nel nostro Paese, il 2021 ha registrato un valore di mercato di circa 1.380 milioni di euro (+6% rispetto al 2019 e solo -1,4% rispetto all’eccezionalità del 2020). Il tonno in scatola guida produzione e consumo ma sono anche acciughe sotto sale e sott’olio, sgombri, sardine, salmone, vongole e antipasti di mare a fare del settore il simbolo della tradizione gastronomica italiana, contribuendo al prestigio del Made in Italy in tutto il mondo. Il totale del comparto conserviero ittico nel 2021 ha registrato un fatturato di circa 1.780 milioni di euro.
CARO PREZZI E INFLAZIONE: SITUAZIONE FUORI CONTROLLO, SERVE IL SOSTEGNO DEL GOVERNO
I costi dell’attività produttiva hanno raggiunto, però, livelli intollerabili, con un crescendo che sta diventando sempre più ingestibile. A fronte di queste difficoltà, le aziende sono preoccupate per quello che potrà accadere nei prossimi mesi. Lo scenario per il futuro è allarmistico e l’inflazione rischia di mettere in ginocchio le aziende. Pur non risultando un settore altamente energivoro, il settore conserviero ittico sta soffrendo oltremodo i rialzi continui della bolletta energetica (aumenti superiori al 60% solo negli ultimi mesi), con previsioni di ulteriori aumenti. Considerando che già alla fine del 2021 i costi energetici erano in forte crescita, nel confronto tra 2022 e 2021 possiamo parlare di costi quasi triplicati, circa +301%. Questa crescita si riverbera a cascata su tutte le materie prime utilizzate dal comparto a partire dal pesce (il costo del tonno è aumentato con picchi di oltre il 30% nell’ultimo anno) fino all’olio ed ai materiali di imballaggio (packaging) che negli ultimi dodici mesi sono cresciuti oltre il 50% e sui pack (lattine, vasetti in vetro, carta che sono prodotte da filiere energivore). Inoltre, la siccità che ha colpito l’Europa ha determinato un raccolto di olive scarso con ripercussioni sulla disponibilità di olio di oliva usato per la conservazione con conseguente incremento del prezzo (con picchi del +31% per l’olio d’oliva e del +19% per l’extravergine d’oliva rispetto ad un anno fa – Fonte: PricePedia). Mentre l’invasione dell’Ucraina – principale fornitore al mondo di olio di girasole con il 60% della produzione mondiale e il 75% dell’export – ha fatto registrare un incremento del +41,6% nell’ultimo anno. Un altro pericolo si sta palesando in tutta la sua concretezza: il continuo apprezzamento del dollaro USA nei confronti dell’euro, che ha perso da fine 2021 circa il 18 % del suo valore. Questo ha generato un ulteriore impatto sui costi della materia prima tonno (acquistata principalmente in dollari) che altre filiere “euro based” non hanno.
“Le nostre sono filiere di approvvigionamento lunghe e i costi che influenzeranno almeno tutto il primo semestre del 2023 non lasciano grandi margini di ottimismo – afferma Simone Legnani, presidente ANCIT (Associazione Nazionale Conservieri Ittici e delle Tonnare). Finora le aziende conserviere ittiche italiane hanno fatto il possibile per assorbire i rincari, ma si rischia di compromettere il futuro delle stesse aziende se non si corre ai ripari. Inoltre, sta diventando arduo reperire le materie prime perché alcuni produttori hanno dovuto chiudere per mancanza di finanze, così come già alcune aziende del nostro settore stanno riducendo la produzione. Non possono ancora fare da ‘ammortizzatore’ economico, schiacciate tra costi crescenti e ricavi non sufficienti a coprire gli stessi costi. L’allarme c’è, da mesi. Auspichiamo che anche la distribuzione riconosca oggettivamente l’adeguamento dei prezzi e che le Autorità di Governo e la classe politica intervengano con dei sostegni atti a favorire la liquidità delle nostre aziende, il superamento dell’attuale crisi energetica e gli investimenti perché sono il nostro plus. Un intervento importante sarebbe la modifica dei massimali negli aiuti di stato che oggi penalizzano le aziende di trasformazione di prodotti ittici equiparandole alla pesca, e la possibilità di avere sulle conserve ittiche una temporanea sospensione di IVA”.