CARO PREZZI, GLI AUMENTI INVISIBILI CHE COLPISCONO IL SETTORE DELLE CONSERVE ITTICHE: FINO A + 85% IL PREZZO DELLA SCATOLETTA CHE INCIDE CIRCA IL 30% SUI COSTI DI PRODUZIONE
Articolo pubblicato il 17/02/2022

CARO PREZZI, GLI AUMENTI INVISIBILI CHE COLPISCONO IL SETTORE DELLE CONSERVE ITTICHE: FINO A + 85% IL PREZZO DELLA SCATOLETTA CHE INCIDE CIRCA IL 30% SUI COSTI DI PRODUZIONE

Da mesi si parla della tempesta perfetta che si è abbattuta, a livello nazionale ed internazionale, su tutti i diversi ambiti della filiera produttiva e logistica alimentare con una importante tensione dei prezzi. Al centro dell’attenzione c’è soprattutto l’incremento dei costi dell’energia e del gas e il relativo impatto sull’economia del Paese, ma ci sono altri fattori altrettanto rilevanti. È il caso dell’aumento di materie prime meno conosciute che possono mettere in ginocchio un intero settore, un comparto virtuoso come quello conserviero ittico: la scatoletta in banda stagnata, infatti, principale materiale di imballaggio per le conserve ittiche, incide per circa il 30% sui costi di produzione delle conserve ittiche e nel 2021 ha visto crescere i prezzi delle materie prime che la compongono, in alcuni casi sino all’85%. Un aumento che impatta in modo rilevante sul settore, considerando che le aziende che producono conserve ittiche in Italia utilizzano ogni anno circa 650 milioni di scatolette (peraltro riciclate in maniera efficiente), per un totale di circa 16mila tonnellate di banda stagnata.

A questo si aggiungono, poi, altri ambiti su cui il caro prezzi ha un effetto diretto sugli approvvigionamenti di interesse delle industrie conserviere ittiche. Per la prima volta, uno studio inedito della società di data analysis in ambito economico StudiaBO ha analizzato e calcolato le dinamiche di prezzo relative agli approvvigionamenti nella filiera delle conserve ittiche, nel biennio 2020 / 2021.

DAI NOLI MARITTIMI AGLI IMBALLAGGI AUSILIARI: 5 AMBITI DEL CARO PREZZI PER I CONSERVIERI ITTICI
Gli effetti del caro prezzi ruotano sostanzialmente su cinque ambiti, a partire dalle materie prime per la fabbricazione degli imballaggi metallici: i prezzi di acciaio (coils) e stagno necessari per produrre la banda stagnata, di cui è costituita la scatoletta sono cresciuti in media nel 2021 del +60% per i laminati a caldo e + 30% per i laminati a freddo, mentre il prezzo dello stagno al London Metal Exchange (LME) ha registrato un aumento prossimo al +85%. Anche il prezzo dell’alluminio, materia prima per alcuni imballaggi metallici, ha registrato un incremento complessivo prossimo al +41% (LME), rispetto alla media del 2020.

Il settore conserviero ittico si è poi dovuto confrontare con gli aumenti record delle commodity energetiche che hanno registrato un incremento medio complessivo del +54,8% in euro rispetto alla media del 2020. In particolare, gli incrementi annui medi in euro sono stati del +50% per il petrolio greggio, del +342% per il gas naturale scambiato sul mercato italiano e del + 221% per l’energia elettrica in Italia. Questo sta comportando gravi conseguenze sull’utilizzo di celle frigorifere e di apparecchi per la sterilizzazione industriale. Ma non finisce qui, perché l’aumento dell’energia ha fatto lievitare anche i costi degli imballaggi ausiliari (carta, cartone, plastica, vetro).

Discorso a parte merita l’incremento esponenziale dei costi della logistica. I noli marittimi dei container che rappresentano la principale modalità di trasporto della materia prima, il tonno, hanno avuto un incremento impressionante dei prezzi a livello internazionale. Il prezzo del trasporto su container, misurato dal Word Container Index è cresciuto del + 243% rispetto al 2020, salendo su un livello di massimo storico. Gli aumenti di energia e di trasporto incideranno negativamente anche sui costi del tonno in particolare per la pesca, la conservazione e il trasporto. Infine, i prezzi dell’olio d’oliva utilizzato dall’industria conserviera ittica hanno segnato aumenti significativi, fino al +38,4%.

ANCIT (Associazione Conservieri Ittici e delle Tonnare) esprime forte preoccupazione. Malgrado gli sforzi profusi ormai da alcuni mesi, l’industria conserviera ittica non può più affrontare da sola la situazione. “La nostra associazione ha una storia lunga 60 anni. Ne abbiamo viste tante di crisi ma come questa mai – commenta Simone Legnani, presidente ANCIT – Siamo compressi tra l’incremento dei costi e l’esigenza di non farlo ricadere sul consumatore finale. È una spirale inflazionistica pericolosissima, che può portare fuori mercato interi settori produttivi. Stiamo tenendo duro ma non riusciremo a resistere a lungo a questi ritmi e senza interventi strutturali restiamo esposti agli choc. Si rischia di far spegnere la macchina a molte aziende, minacciando la ripresa italiana. È necessario che tutti gli attori coinvolti riflettano e agiscano responsabilmente per garantire continuità e sopravvivenza all’intero comparto. La congiuntura è tale da non permetterci di fare previsioni. I prezzi vengono infatti ridefiniti mese per mese e quindi non si riesce ad effettuare una pianificazione. È per questo che facciamo appello a tutti gli attori della filiera, dai produttori alla distribuzione fino alle Istituzioni e la politica. Solo facendo sistema potremo affrontare e superare una situazione come quella attuale”.

Il comparto ha dato prova, durante la pandemia, di grande responsabilità e impegno, garantendo condizioni di massima sicurezza per lavoratrici e lavoratori e, al tempo stesso, garantendo agli Italiani la disponibilità sugli scaffali di cibi buoni, salutari e accessibili. Le imprese devono affrontare anche difficoltà nel reperimento di materiali. Nel 2021 è diventato il principale ostacolo alla produzione. Questi sono dovuti ai blocchi della produzione legati a lockdown locali e crisi energetica e alle difficoltà nella logistica a causa dell’applicazione di protocolli sanitari più stringenti e crescita anomala della domanda.

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